L’esodo giuliano-dalmata: dalla memoria della tragedia alla costruzione comune del domani.
Anche quest’anno, in occasione del Giorno del Ricordo, La Casa della Memoria ha voluto raccontare ciò che fu l’esodo di migliaia di italiani dall’Istria, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia. Un periodo della storia d’Italia che è ancora oggi purtroppo divisivo, segno di una memoria non condivisa, ma che allo stesso tempo ci riporta agli anni 1945-1955: 10 anni in cui il Campo di Servigliano fu trasformato da struttura per la prigionia e l’internamento a Centro di Raccolta Profughi.
I numeri sono ancora imprecisi, ma si pensa che in quei 10 anni nelle 16 baracche del Campo passarono 30.000 persone. Profughi che vivevano la loro condizione precaria con sentimenti contrastanti: inizialmente malvisti dalla popolazione locale, nel corso degli anni videro la loro situazione migliorare ed essere accettati, per dover poi partire per altre destinazioni, fossero esse nuovi campi profughi o città più grandi e con più offerta di lavoro.
Ma come si arrivò a quell’esodo? Quali furono i motivi e le violenze che ne scaturirono? E, soprattutto, come possiamo ripensare oggi la profuganza degli italiani giuliano-dalmati? Per parlarne abbiamo organizzato una conversazione online tra Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume, che si trova a Roma, ed il nostro direttore scientifico Paolo Giunta La Spada.
Il video è disponibile sul nostro canale youtube.