Seconda guerra mondiale

1938 - 1945

CPG59: campo di prigionia per Alleati ed ebrei.

Nel periodo tra le due guerre, il campo viene dapprima chiuso, poi è utilizzato come deposito per materiale militare. Nel 1935 lo Stato decide di cederne metà al Dopolavoro Comunale che ne fa un campo sportivo, tuttora funzionante.
La capienza del Campo scende quindi a 2000 prigionieri. Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, viene riaperto e ripristinato in alcune sue parti per riportarlo all’originaria funzione di campo di detenzione.
Nel 1941 iniziano ad esservi rinchiusi i primi prigionieri, dapprima greci, poi i soldati Alleati.
Il loro numero cresce gradualmente fino ad arrivare a toccare quasi la capienza massima del campo.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nella confusione di quei giorni, tutti i prigionieri del campo si danno alla fuga attraverso una breccia nel muro di cinta, disperdendosi nella Valle del Tenna, senza peraltro essere ostacolati dalle guardie. Si spingono verso i Monti Sibillini nel tentativo di scendere verso
il sud d’Italia per ricongiungersi con il loro esercito, ricevendo tuttavia inaspettata accoglienza e solidarietà
da parte della gente comune, soprattutto contadini, che li nasconde e offre loro rifugio per affrontare l’inverno.
A Servigliano, già dai primi giorni di ottobre 1943, il campo finisce sotto
il controllo nazista che inizia un’operazione di rastrellamento alla ricerca dei prigionieri fuggiti e degli ebrei che vivevano nella zona.
Gli ebrei arrestati rimangono nel campo fino al maggio del 1944, quando con vengono trasportati a Fossoli e da lì,
con il convoglio del 16 maggio 1944, ad Auschwitz

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