Il secondo dopoguerra

1947 - 1955

Il campo di Servigliano diventa
Centro Raccolta Profughi

Già dal 1947 nel campo iniziano ad essere ospitati i primi profughi italiani provenienti da Venezia-Giulia e Dalmazia, in fuga a causa delle tensioni che si manifestano tra l’Italia e la Jugoslavia del maresciallo Tito.
A questi si aggiungono presto anche profughi delle ex colonie italiane in Africa, soprattutto Libia ed Etiopia. Purtroppo il campo, essendo progettato come struttura per l’internamento di soldati, non è adatto per ospitare intere famiglie di esuli che viaggiano con bambini o persone anziane. Nelle baracche non c’è privacy, le stanze vengono suddivise appendendo delle coperte al soffitto
e spesso manca anche l’arredamento minimo indispensabile.

Servigliano non può neanche offrire grandi opportunità di lavoro.
Per questo i gruppi famiglia fanno richiesta di essere trasferiti altrove, in città più grandi dove sia possibile trovare più facilmente un lavoro e condizioni di vita migliori.
La nostra ricerca basata sullo schedario conservato nell’archivio storico comunale ha rivelato circa 10 mila nomi di persone transitate nel CRP.

Nel 1955 gli ultimi profughi vengono trasferiti ad Ascoli Piceno. L’anno seguente anche la ferrovia viene dismessa, il campo viene chiuso definitivamente e lasciato in stato di abbandono fino agli anni Settanta, quando iniziano i lavori di demolizione delle baracche per trasformarlo nell’attuale Parco della Pace.

Famiglia di profughi all'ingresso del Campo
Donne esuli giuliano-dalmate di fronte a una baracca all'interno del Campo di Servigliano

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